tag:blogger.com,1999:blog-33149399805671853792024-03-13T02:38:51.295+01:00architettura leggeraLa rivoluzione ecologica in edilizia.
Come il Movimento Moderno ha interpretato l’industrialismo, l’architettura leggera interpreterà l’era post-petrolifera. Zero emissioni, riciclo e riuso, efficienza energetica, flessibilità, difesa del suolo, sono alcuni dei temi su cui ci sentiamo impegnati.Andrea Trincardihttp://www.blogger.com/profile/03261267168143305984noreply@blogger.comBlogger25125tag:blogger.com,1999:blog-3314939980567185379.post-60116681034918801922012-04-26T12:09:00.001+02:002012-06-23T18:24:19.621+02:00T House<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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@page { margin: 2cm }
P { margin-bottom: 0.21cm }
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKPNcvkIB1ALloaoT878WJGFGTr4KVrOv3kZCxiGS_BeniAyBM7J-VP5Ir5FEcvkmsLWPIIKoERXufPz-P9uG2i2kHxXkB8moPgCinzXQMMGTCcSwVTQCWQ9973_uywBm7ZiTHW0zVCOk/s1600/THouse+A4+eng.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="226" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKPNcvkIB1ALloaoT878WJGFGTr4KVrOv3kZCxiGS_BeniAyBM7J-VP5Ir5FEcvkmsLWPIIKoERXufPz-P9uG2i2kHxXkB8moPgCinzXQMMGTCcSwVTQCWQ9973_uywBm7ZiTHW0zVCOk/s320/THouse+A4+eng.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<a href="http://thouseinfo.wordpress.com/" target="_blank">T House</a>
is a highly industrialized and standardized system, that explores new
possibilities and diversities of space design and technological
application. Focusing on small houses has become one of the recent
trends in housing design. Our concept of small, means small
ecological footprint and small building area rather than small space
for life.
</div>
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<br /></div>
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T_House could help citizens groups
strategize and carry out a plan to stop the urban sprawl and reuse
the abandoned sites. They are useful to convert already developed
area without one more square meter of soil be sealed.</div>
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<br /></div>
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In a small size we give a maximum in
term of energy efficiency, building systems, LCA and sustainability
and thus clarify how we use industrialization and standardization
solutions. Despite its small footprint, a careful design made the
house seem open and spacious. The skilfulness of the carpenters and
attention to detail in every aspect of the homes assures the best
result.
</div>
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<br /></div>
<br />Andrea Trincardihttp://www.blogger.com/profile/03261267168143305984noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3314939980567185379.post-46980839353611521062011-10-19T09:18:00.000+02:002011-10-19T09:19:11.379+02:00Prossimamente la T-House - Zero Emission Temporary House<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/QlahbxzY3hw?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<br />Andrea Trincardihttp://www.blogger.com/profile/03261267168143305984noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3314939980567185379.post-26164831023615798932011-03-16T10:05:00.007+01:002011-03-16T11:18:15.269+01:00Fukushima, quando accade l'inaspettato<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg4ARP6JMYbUfpe4f6zv6QhCPYTA30XErqMgmkVcq2vKWz5oXeLLC8E_h6i0mnFTFIpHdemwCCkWlsXJ3wqZUOhjth0gr0hZuUatbJGW-tKxpGH0mMPiVuT6ID8R5kCT9KN4wEGKo_DdSs/s1600/fukushima-satellite.jpg"><img style="float: left; margin: 0pt 10px 10px 0pt; cursor: pointer; width: 320px; height: 319px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg4ARP6JMYbUfpe4f6zv6QhCPYTA30XErqMgmkVcq2vKWz5oXeLLC8E_h6i0mnFTFIpHdemwCCkWlsXJ3wqZUOhjth0gr0hZuUatbJGW-tKxpGH0mMPiVuT6ID8R5kCT9KN4wEGKo_DdSs/s400/fukushima-satellite.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5584609249253140098" border="0" /></a>L'estrazione, il trasporto e l'utilizzo del combustibile nucleare richiede tecnologie sofisticate e costose atte a prevenire qualsiasi tipo di incidente. Per le dimensioni dell'apparato di prevenzione e sicurezza la centrale nucleare deve essere grande, in modo da concentrare tutto l'apparato su uno spazio limitato. Grande centrale minori costi di gestione maggiore pericolo potenziale. L'energia nucleare scarica grandi costi sulle popolazioni. Per garantire la sicurezza ampie porzioni di territorio vengono chiuse, le libertà individuali pesantemente limitate, e intere popolazioni sono sottomesse a regole di sicurezza.<br /><br />Il mondo economico non concepisce l'inaspettato, per questo si affida alla fede statistica che crea degli elenchi di "scenari" più o meno probabili. Quelli meno probabili, per gli economisti, è come se non esistessero. Nella vita reale però l'inaspettato entra molto spesso a trasformare, nel bene e nel male le nostre esistenze, è la classica tramvata che prende le forme del colpo di fulmine in amore o quelle della perdita del lavoro, può essere una morte improvvisa o la nascita di un figlio.<br />Come scrisse Paul Virilio quando si inventa una tecnologia si inventa anche il disastro che l'accompagna, l'invenzione del treno inventa il disastro ferroviario, l'invenzione dell'areoplano inventa il disastro aereo e l'invenzione della centrale nucleare? Per quanto si stia attenti l'inaspettato può sempre accadere, per sua natura, inaspettatamente.<br /><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitWKnDKMxN7CqXjk4pvbkt0dwpr5JRScfX9VNOgBJH4qVOkh9jjHeRJ2MnfJ_u09C7tDrEwqu_cIQ9yuaBNMRY8UQFf-0IjxYDoxSouuXxjgQ9RHOzrYjXuyz56IEoWyUxEDCphpOSGhY/s1600/Fukushima_Zona_nucleare.JPG"><img style="float: left; margin: 0pt 10px 10px 0pt; cursor: pointer; width: 400px; height: 300px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitWKnDKMxN7CqXjk4pvbkt0dwpr5JRScfX9VNOgBJH4qVOkh9jjHeRJ2MnfJ_u09C7tDrEwqu_cIQ9yuaBNMRY8UQFf-0IjxYDoxSouuXxjgQ9RHOzrYjXuyz56IEoWyUxEDCphpOSGhY/s400/Fukushima_Zona_nucleare.JPG" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5584613664031737554" border="0" /></a>Da quanto si legge sui giornali la causa del disastro di Fukushima è dovuta al mal funzionamento dei generatori elettrici diesel. Cioè un sofisticatissimo ammasso di tecnologia potenzialmente distruttiva è affidato a dei banalissimi generatori diesel, con il loro serbatoio di gasolio che qualcuno deve riempire, forse un omino con la tanichetta? Si pone una domanda, chi è l'ingenuo, chi considera la scelta nucleare pericolosa e tendenzialmente distruttiva o chi, contro ogni evidenzia, si affida a questo genere di sistema di sicurezza?<br /><br />Un'ultima considerazione territoriale. Succede l'inaspettato e circa 300.000 persone vengono deportate o segregate nelle loro abitazioni, per un tempo indefinito ma che potrebbe essere molto lungo o definitivo. Si dice che è per garantirgli l'incolumità, ma sicuramente non è stata una loro scelta di vivere vicino ad una bomba innescata.Andrea Trincardihttp://www.blogger.com/profile/03261267168143305984noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3314939980567185379.post-66318227058081267762011-03-09T17:35:00.005+01:002011-03-09T17:50:33.210+01:00Appunti urbani<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3_Z0IUMeOxb4EVbUcvWwuS8pSyWRwPVeB3WSArgxmnSNaCHHAqUkJAr_doeLDFePD2qEJC3jEZ5U8upFgR_ukXo72g3LqcKyejek_dmoyHsOnWJkDUzPiGyEz36jVvBJhDTO9jZnqW7U/s1600/Riusa.jpg"><img style="float: left; margin: 0pt 10px 10px 0pt; cursor: pointer; width: 142px; height: 142px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3_Z0IUMeOxb4EVbUcvWwuS8pSyWRwPVeB3WSArgxmnSNaCHHAqUkJAr_doeLDFePD2qEJC3jEZ5U8upFgR_ukXo72g3LqcKyejek_dmoyHsOnWJkDUzPiGyEz36jVvBJhDTO9jZnqW7U/s400/Riusa.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5582120203616249282" border="0" /></a> <style type="text/css">p { margin-bottom: 0.21cm;</style>La città non esiste al di fuori della produzione culturale che riesce a mettere in atto. <p style="margin-bottom: 0cm;">Secondo Marc Augé “il luogo è cultura localizzata nel tempo e nello spazio”. Da qui, per opposizione, il non luogo è una risposta tecnica ad un problema isolato dal contesto locale, il non luogo non “localizza” cultura nel tempo e nello spazio, non opera per stratificazione lenta, non è l'effetto di una scrittura collettiva. </p> <p style="margin-bottom: 0cm;">Il non luogo è l'effetto del <i>problem solving</i>, la modalità di affrontare un problema alla volta che nella città si realizza attraverso la costruzione di un qualche manufatto monofunzionale. Il centro commerciale, l'aeroporto, la stazione, il museo, l'autostrada, sono le classiche risposte tecniche ad un singolo problema: il consumo, l'arrivo degli aerei, i treni, l'esposizione di opere, la mobilità automobilistica. </p> <p style="margin-bottom: 0cm;">Chiusa nel <i>doppio vincolo </i>dell'opposizione tra problema e soluzione, la città si dibatte senza vie di uscita. Il più delle volte il problema è solo il sintomo di un male nascosto e mai indagato e la soluzione è un palliativo temporaneo, tale da far perdurare le cause del male nel tempo.</p> <p style="margin-bottom: 0cm;">L'opposizione problema soluzione resta in superficie, mette davanti agli occhi problemi togliendo la visuale per guardare oltre, per progettare.</p> <p style="margin-bottom: 0cm;">Bisogna spostare l'attenzione dagli oggetti-soluzione alle <i>relazioni</i>, l'osservatore è sempre parte del campo di osservazione, così come un buon medico è parte della malattia.</p> <p style="margin-bottom: 0cm;">Nella città la gente e il costruito si incontrano e si scontrano, convergono e divergono in un flusso dinamico. Come diceva Aldo Van Eyk, architetto olandese anticipatore della partecipazione, la città, come la mente e i sogni è caleidoscopica. </p> <p style="margin-bottom: 0cm;">Nei non luoghi, rappresentati dalle macchine urbane che risolvono problemi tecnici, non c'è spazio per i cittadini produttori di “senso” ma solo per consumatori di servizi e funzioni. Le macchine tecniche funzionano a condizione di non essere guaste, è da notare che funzionano solo a livello di massa e sono sempre guaste al livello del singolo individuo. </p> <p style="margin-bottom: 0cm;">La città deve essere co-prodotta dai cittadini che la abitano, produzione di senso e produzione culturale da tradurre i manufatti e in demolizioni. La città è viva fintanto che produce, se diventa contenitore in cui consumare eventi prodotti esternamente, muore.</p> <p style="margin-bottom: 0cm;">In città si è esposti alla contaminazione virale dell'Altro.</p> <p style="margin-bottom: 0cm;">Al problem solving preferiamo il <i>problem dissolving</i>, solo indagando le cause, che possono essere molto lontane nel tempo e nello spazio, possiamo dissolvere i problemi, cioè i sintomi, che ci annebbiano la vista e impediscono la coproduzione urbana.</p> <p style="margin-bottom: 0cm;">La città si abita, in questo abitare si stratifica la memoria e si inscrivono i desideri.</p> <p style="margin-bottom: 0cm;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhO949bI43grz2cehwMFIyYMXVLU-b67b2W9DxvIuzRNWzVlT-fvzg8pXP6MoXB5rGYBUIRcsPl1NUrQug36Jt_Xgv9o9QzX7cCa9TbFZp5oiNwJHscWbUkPBlGP_ybQwFP33heAsfRWeQ/s1600/Riusa+1.jpg"><img style="display: block; margin: 0px auto 10px; text-align: center; cursor: pointer; width: 400px; height: 266px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhO949bI43grz2cehwMFIyYMXVLU-b67b2W9DxvIuzRNWzVlT-fvzg8pXP6MoXB5rGYBUIRcsPl1NUrQug36Jt_Xgv9o9QzX7cCa9TbFZp5oiNwJHscWbUkPBlGP_ybQwFP33heAsfRWeQ/s400/Riusa+1.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5582121029162391890" border="0" /></a></p> <p style="margin-bottom: 0cm;">La memoria urbana non è l'estatica contemplazione della reliquia del passato, è produzione e proiezione, è effetto dei flussi di desideri, è costruzione di un'identità instabile e mutagena.</p> <p style="margin-bottom: 0cm;">L'annullamento dell'interesse comune a favore dell'interesse privato si attua attraverso un gigantesco scippo di beni collettivi a favore del profitto individuale. Oggi si possono individuare chiaramente, nella città, due modi di agire contrastanti quello della società civile e quello di chi opera per la razionalizzazione speculativa della città.</p> <p style="margin-bottom: 0cm;">Gli abitanti, la società civile, motiva e stimola una abitabilità nuova, favorisce l'uso non esclusivo degli spazi, la flessibilità e l'autorganizzazione.</p> <p style="margin-bottom: 0cm;">La razionalizzazione speculativa della città opera per frammentazione e specializzazione, è impermeabile ai flussi di persone e informazioni, resiste ai cambiamenti opponendo rigidità di sistema, la burocrazia normativa, scarica sul pubblico i costi e privatizza i profitti.</p> <p style="margin-bottom: 0cm;">La tecnicizzazione è il braccio prolungato del soggetto dominatore della natura (Adorno).</p> <p style="margin-bottom: 0cm;">Ecologia 1. Secondo la legge della tolleranza di Shelford la riproduzione di una specie è tra le funzionalità avanzate che si realizza solo all'interno dei limiti di vivibilità di un ambiente, per definire il livello di vivibilità di una città è dunque possibile prendere come indicatore il tasso di natalità?</p> <p style="margin-bottom: 0cm;">Ecologia 2. Secondo la legge di Liebig la vivibilità di un ambiente è determinata dal fattore ecologico che è presente in minor quantità rispetto alle necessità. Dato che gli esseri umani non vivono solo di contributi biologici, mangiare, bere, fare il nido, quali sono gli elementi urbani presenti in minor quantità che influiscono sulla vivibilità?</p> <p style="margin-bottom: 0cm;">Gli interessi della comunità, dei cittadini, devono trovare all'interno di processi decisionali democratici la forza per vincolare e orientare le forme e i modi dello sviluppo urbano.</p> <p style="margin-bottom: 0cm;">Bisogna contestare e contrastare la legittimità delle pratiche attuali di gestione della trasformazione urbana, ma la battaglia non può essere difensiva, bisogna uscire dal discorso imposto dall'avversario e affermare una nuova cultura che porti a proposte <i>Altre</i> sulla città, non controproposte o semplici risposte.</p> <p style="margin-bottom: 0cm;">L'alterità della proposta passa per l'affermazione della <i>terra bene comune</i>, al pari dell'acqua bene comune, e nell'individuazione di <i>aree liberate</i> dal ricatto funzionalista, dal mercato, dalla rigidità.</p> <p style="margin-bottom: 0cm;">La <i>terra comune</i> non insidia i titoli di proprietà, ma afferma la prevalenza dell'interesse comune sulla trasformazione delle aree ed in particolare intende tutelare totalmente e perennemente i fondi agricoli, vincolandoli all'esistenza stessa della città e alla sua autonomia alimentare.</p> <p style="margin-bottom: 0cm;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj-_B8XCyXwoL8VV9IR8HLtCvP3ZAN6qr6tFYhFBkWSxMZW2UWX4beVJbzb0FGEHDdJCgoNGQTT7L_HJET8uVXMOqnZpYplj9GgtIBqhDno-yMl8S9zJ5GCqHfaydfqL5i78GGhqWhTtU0/s1600/Riusa+2.jpg"><img style="display: block; margin: 0px auto 10px; text-align: center; cursor: pointer; width: 400px; height: 266px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj-_B8XCyXwoL8VV9IR8HLtCvP3ZAN6qr6tFYhFBkWSxMZW2UWX4beVJbzb0FGEHDdJCgoNGQTT7L_HJET8uVXMOqnZpYplj9GgtIBqhDno-yMl8S9zJ5GCqHfaydfqL5i78GGhqWhTtU0/s400/Riusa+2.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5582122234593225266" border="0" /></a></p> <p style="margin-bottom: 0cm;">Cedere caserme e acquisire aziende agricole?</p> <p style="margin-bottom: 0cm;">Il corpo e la scena ovvero l'inseparabilità nelle produzioni di spazio, di relazione, di senso, di cultura.</p> <p style="margin-bottom: 0cm;">Occorre riportare i casi privati all'interno di una strategia generale di azione pubblica.</p> <p style="margin-bottom: 0cm;">Lo stesso criterio di giustizia che vale per l'accessibilità alle risorse deve valere per l'accessibilità agli spazi urbani.</p> <p style="margin-bottom: 0cm;">Nelle nuove espansioni urbane assistiamo all'affermarsi dello spazio anonimo da vestire con elementi semplici di comunicazione. </p> <p style="margin-bottom: 0cm;">La strada deve essere l'espansione pubblica degli spazi privati, il luogo di incontro regolato dal principio di prossimità. La prossimità è un complesso intreccio relazionale, emozionale, economico dato da tutto ciò che s’incontra lungo un percorso, principalmente pedonale, e che costituisce uno dei fondamenti dell’esistenza stessa della città. </p> <p style="margin-bottom: 0cm;">Bisogna lavorare sull’accessibilità e non sul mezzo di trasporto; bisogna far sì che l’accesso alle attività economiche e personali avvenga riducendo il peso dei veicoli a motore sulla città. Città compatta, riduzione delle distanze per le necessità quotidiane, nuova gerarchia dei mezzi di trasporto che privilegi il pedone, il ciclista, chi usa il bus, e penalizzi chi usa l’auto privata: sono queste le strategie messe in atto in mezza Europa dalle città che funzionano.</p> <p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p> <p style="margin-bottom: 0cm;">Le parole famose di un assessore alla viabilità: “L’obiettivo del Comune resta quello di ridurre il traffico e di aumentare il numero dei parcheggi in centro.” Forse per stimolare i cittadini a lasciare le macchine ferme?<br /></p> <p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p> <p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p>Andrea Trincardihttp://www.blogger.com/profile/03261267168143305984noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3314939980567185379.post-21997846357158735212011-02-06T08:43:00.003+01:002011-02-06T09:30:11.898+01:00La rete nella città, la città nelle reti<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg5YIivK1PyNAsfI3ur_wd-VDxlcj6l74KMxTWTBxBBVtCoHru5XT7-nWeH9sR0VjvB5w8GY1cH_u6BigOrL-HvpKObdzqGjOdetN1Dw_lnvhV88ms9dapXPI-4KdSPznN3HHbKa69x5O0/s1600/multiverso10_10.jpg"><img style="display: block; margin: 0px auto 10px; text-align: center; cursor: pointer; width: 281px; height: 355px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg5YIivK1PyNAsfI3ur_wd-VDxlcj6l74KMxTWTBxBBVtCoHru5XT7-nWeH9sR0VjvB5w8GY1cH_u6BigOrL-HvpKObdzqGjOdetN1Dw_lnvhV88ms9dapXPI-4KdSPznN3HHbKa69x5O0/s400/multiverso10_10.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5570490811761060370" border="0" /></a><br /><span style="font-family:times new roman;">Questo articolo è stato pubblicato sull'ultimo numero di Multiverso, rivista edita da <a href="http://www.forumeditrice.it/">Forum Editrice</a>, dedicato al tema del link. Il mio articolo lo potete leggere qui, ma la rivista merita di essere acquistata non fosse altro che per la bellissima impostazione grafica curata da Susi Grion e Laura Morandini di <a href="http://www.cdmassociati.it/">CDM associati</a><br /><br /><br /><span style="font-weight: bold;">La rete nella città, la città nelle reti.</span><br />Gli ecosistemi urbani sono costituiti dalle relazioni che gli abitanti stabiliscono tra loro e con il contesto. L’ecosistema è, in altre parole, l’interconnessione di individui, luoghi, infrastrutture, strutture e istituzioni. Qualunque sia il livello di coinvolgimento sociale, vale a dire il modo in cui si partecipa alle sorti della comunità, si è sempre parte di una rete di relazioni. Si vive nel mondo reale, in cui i corpi si muovono attraversandolo, i sensi sono sollecitati e gli incontri aprono nuove possibilità di relazione. In questo mondo si ama, si odia, si stringono amicizie e si costruiscono muri. In questi luoghi ci si lega alle sorti del pianeta e ne si è coinvolti, si è parte di un sistema a rete in cui ciascuno è influenzato dalle decisioni altrui. Gli eventi imprevedibili che accadono localmente, che siano decisioni individuali o casualità inaspettate, si ripercuotono anche a notevole distanza, sia geografica che temporale. La rete della vita urbana è dunque un sistema complesso, in cui la relazione di causa ed effetto non si stabilisce in uno spazio e un tempo precisi. Gli eventi precedenti non ci dicono molto su quanto accade, occorre invece individuare le strutture e le politiche di sistema. </span><br /><br /><span style="font-family:times new roman;">Prendiamo allora la città, completa di cittadini e non solo di manufatti: finora è stata soggetta alla pianificazione e considerata come un sistema lineare fatto di funzioni semplici e identificabili – abitare, lavorare, svagarsi –; su questa base è stata pianificata, cioè organizzata nelle funzioni e immaginata nello sviluppo. La sua proiezione nel futuro è sempre stata considerata in crescita, dato che nella società industriale la riduzione, la contrazione o la decrescita sono considerati valori negativi. In questa organizzazione i cittadini entrano quale variabile quantitativa, in grado di svolgere una funzione alla volta, sempre prevedibile e sempre organizzata. Avremo gli operai, gli studenti, la gente che va al cinema, i clienti di centri commerciali, i residenti di una certa strada, poi le categorie generali: gli uomini, le donne, i giovani, gli anziani. Una simile lettura, fredda, fondata ancora su una cultura rigidamente determinista, non si occupa delle condizioni specifiche, ma tende sempre a trovare gli aspetti generali e generalizzabili. Da queste generalizzazioni, nel corso degli anni, è stata sviluppata una tecnica della gestione urbana che ha affrontato, separatamente, un problema alla volta. Specialisti del traffico, dell’energia, del verde, delle zone residenziali si concentrano, di volta in volta, su certi obiettivi di miglioramento, senza occuparsi delle conseguenze. In tal modo, la soluzione di un problema determina anche zone di declino economico e sociale. </span><br /><br /><span style="font-family:times new roman;">Oggi la trasformazione urbana avviene in tempi brevissimi, due-cinque anni, con la conseguenza di dissolvere in un attimo situazioni stratificatesi nei decenni o secoli precedenti. In genere le previsioni di piano sono volte al raggiungimento di determinati obiettivi, regolando le quantità costruibili, e non considerano le catene di conseguenze che ne possono derivare. Ad esempio, l’insediamento contemporaneo di persone nei nuovi quartieri suburbani, o nelle zone centrali ristrutturate, non dà tempo alla strutturazione dell’ecosistema, a quella stratificazione di relazioni che ne costituiscono le capacità resilienti. Le relazioni sociali hanno bisogno di molto tempo per stabilirsi mentre basta un attimo per dissolverle. In questa luce, la città di oggi è più il frutto degli errori e delle semplificazioni sommatesi nei decenni precedenti, che il prodotto di lungimiranti politiche urbanistiche. </span><br /><span style="font-family:times new roman;">Essa si presenta come sommatoria di parti, edifici, complessi di edifici e zone nate dall’applicazione schematica di un’organizzazione funzionale rigida, che le chiude rispetto al contesto circostante. Risultano tecnicamente efficienti nello svolgere la loro funzione per un arco di tempo definito – ad esempio l’orario di apertura dei negozi, per i centri commerciali, o le ore di vita domestica, per le aree residenziali – ma, dato che queste parti nascono con proprie regole interne di funzionamento e crescita, non possono rispondere a domande e aspettative della città nel suo complesso. La tecnica progettuale si concentra sui singoli interventi di ‘sviluppo immobiliare’ (development) e determina, negli spazi confinanti, una condizione indefinita in cui si subiscono solo gli aspetti negativi di impatto, quali il traffico, l’inquinamento, il rumore, la mancanza di sole. </span><br /><br /><span style="font-family:times new roman;">Tutti gli interventi recenti si caratterizzano per l’assenza di relazione con il contesto, l’incapacità di accogliere cittadini imprevisti – cioè fuori dalle categorie previste – e funzioni non contemplate. Questa organizzazione riduce drasticamente la ridondanza funzionale, che è uno dei presupposti vitali degli ecosistemi; elimina, cioè, la compresenza di più figure e più spazi che possano assicurare la stessa funzione. La pianificazione della città esclude la ridondanza, considerandola inutile, non efficiente. Ci si rifiuta di ammettere nella città contemporanea attività non pianificate, per paura che queste portino all’inceppamento del funzionamento stabilito. L’ecosistema città, privato dell’abbondanza, della distribuzione, delle differenze, dell’accessibilità, della cooperazione, non vive più, resiste. Oppone resistenza immettendo rigidità nel sistema, creando una sempre maggiore impermeabilità ai flussi di informazione e ai flussi di persone, privandosi così di ciò che ne costituisce l’elemento vitale. Una città concepita rigidamente imbriglia i tentativi dei singoli di usare gli spazi in modo differente e blocca nuove forme di auto-organizzazione. Progressivamente la capacità di agire come comunità su un proprio spazio è stata delegata agli esperti, ai politici, ai gruppi che detengono il potere economico. Chi costruisce oggi le città, chi ha i capitali e chi ha il potere decisionale è concentrato sull’oggetto, sull’immobile merce, è guidato dal piano economico che calcola il rendimento dell’investimento. Le città sono ricostruite annullando il prima, senza prevedere il dopo, senza avere mai un’ipotesi di relazione contestuale, con azioni puntuali e rapidissime che non prevedono le conseguenze. </span><br /><br /><span style="font-family:times new roman;">Centri commerciali, centri direzionali, centri residenziali, centri sportivi, centri benessere e poi polo scolastico, polo universitario, polo sanitario-ospedaliero, polo museale, polo carcerario: la toponomastica della città contemporanea sembra ossessionata dalla concentrazione in spazi definiti e specializzati di una sola funzione alla volta. Questi centri nascono da una sorta di esplosione, un big bang urbano che dissemina frammenti monofunzionali su un’area sempre più vasta. Da un punto di vista strettamente semantico, il centro ha senso se riesce ad attrarre un intorno nella sua orbita, ma, anche da un punto di vista strettamente urbanistico, il centro dovrebbe essere un punto di attrazione e concentrazione di funzioni diverse, in grado di porsi a scala territoriale come il luogo in cui trovare molte più cose, in cui incontrare la massima varietà di individui. </span><br /><span style="font-family:times new roman;">La visione di chi oggi determina l’assetto delle nostre città è sintetica, opera per tagli, cioè limita, confina, termina. Al contrario, ci sarebbe bisogno di una visione simultanea, comprensiva, in grado di andare oltre ai sintomi e alle cause, oltre alla necessità e allo scopo; bisognerebbe capire la natura di ciò che accade e contemporaneamente agire, tenendo in gioco la complessità dei mille piani in cui funziona la logica non escludente del ‘e questo e quello’. Dalla scienza delle reti ci arriva questa possibilità di ragionare sulle interazioni, su ciò che avviene tra questo e quello, dove ‘questo e quello’ non sono l’inizio e la fine agli estremi di un processo lineare, ma aspetti della circolarità in cui agiscono continui effetti di retroazione. Ragionando in termini di rete, non si raggiungono obiettivi, dato che non si pone un limite temporale in cui finire, piuttosto si liberano i processi che portano all’agire. Ma chi è chiamato all’azione? Le forze del mercato, guidate dal capitalismo finanziario improntato alla speculazione, rivendicano il ruolo di guidare lo sviluppo della città, e di fatto lo esercitano attraverso gli specialisti e i politici, le figure che sono in grado di creare delle regole finalizzate alla realizzazione degli obiettivi di mercato. Ma obiettivi di mercato e vivibilità degli spazi urbani non sono quasi mai coincidenti; qualsiasi intervento che vada solo nella direzione della creazione di un profitto tende a minare la vitalità dell’ecosistema città. </span><br /><span style="font-family:times new roman;">La città oggi richiede una ricostruzione totale, non nel senso dei manufatti, quanto di una re-invenzione sociale che dia ruolo attivo ai cittadini e li spinga a una presa di responsabilità, a sentirsi responsabili in prima persona dello spazio pubblico e dei beni comuni. Per uscire dalla logica del vano abitato, della merce del mercato immobiliare, e affrontare dinamicamente l’uso degli spazi, dal domestico all’urbano, bisogna spostare l’attenzione dalla parte al tutto, dalla conoscenza dell’oggetto alla conoscenza del contesto. </span><br /><br /><span style="font-family:times new roman;">Gli ambienti fisici, sociali, culturali, tecnici, non sono fissi; non servono strutture rigide, la costruzione dello spazio fisico è oggi, forse, quella meno necessaria. Non c’è bisogno di nuovi muri, di volumi; ciò che occorre è la re-invenzione degli usi, occorre riattivare tutte le forze locali, in termini di intelligenza e creatività, per far sì che la città viva. Ad esempio, in campo culturale, non funziona una politica che costruisca musei, spazi tecnici, specializzati, rigidi, e poi si disinteressi del loro funzionamento. Il luogo espositivo ha senso se esistono le condizioni di stimolo e rinnovamento continuo del patrimonio culturale comune. È ora di iniziare a pensare a un modo di costruire leggero, temporaneo, flessibile, non invasivo. È questo il senso della rete: non essere vincolati a un’unica infrastruttura rigida, ma essere proiettati nella connessione totale, che abbraccia tutti i campi e organizza tutte le produzioni locali. </span>Andrea Trincardihttp://www.blogger.com/profile/03261267168143305984noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3314939980567185379.post-52772001396661038872010-11-01T18:28:00.008+01:002010-11-01T18:50:58.912+01:00La casa temporanea a zero emissioni - Zero Emission Temporary House - ZETH<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDkA3wsoDgajrpUfeJNk7R4jxJEGgTXO8QcpZHeIRLdkYtdws8XV7dB6J4x1Qzz6LexLsdnvRYiIZkl9swoFHbHHq2fzDKwbMbq5uC1iFRseuRDcf39f7q7gWugteHrO-gcF-53_Tv_u0/s1600/ZETH+A9.jpg"><br /></a><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdvOEB5ZcuKF385FA-XD8f-rVK24tssSO-0caLxA_jqV_3Gj-ZjC0Ui64OnLyJ21WJtQALczLTJGKXgmFxnq9WmebBl-bjbWspWxb7Vc7COpU6UdvUQsIGlaTMq2hRdZV5ZnNDfxF6ZHY/s1600/ZETH+A2.jpg"><img style="display: block; margin: 0px auto 10px; text-align: center; cursor: pointer; width: 400px; height: 300px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdvOEB5ZcuKF385FA-XD8f-rVK24tssSO-0caLxA_jqV_3Gj-ZjC0Ui64OnLyJ21WJtQALczLTJGKXgmFxnq9WmebBl-bjbWspWxb7Vc7COpU6UdvUQsIGlaTMq2hRdZV5ZnNDfxF6ZHY/s400/ZETH+A2.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5534634704191662338" border="0" /></a><br />Abbiamo realizzato un prototipo di casa che bene esemplifica i caratteri dell'architettura leggera. L'idea è quella di una casa componibile, formata da elementi completi, costruiti in fabbrica, da assemblare sul posto e completi di impianti e finiture.<br /><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDkA3wsoDgajrpUfeJNk7R4jxJEGgTXO8QcpZHeIRLdkYtdws8XV7dB6J4x1Qzz6LexLsdnvRYiIZkl9swoFHbHHq2fzDKwbMbq5uC1iFRseuRDcf39f7q7gWugteHrO-gcF-53_Tv_u0/s1600/ZETH+A9.jpg"><img style="display: block; margin: 0px auto 10px; text-align: center; cursor: pointer; width: 400px; height: 300px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDkA3wsoDgajrpUfeJNk7R4jxJEGgTXO8QcpZHeIRLdkYtdws8XV7dB6J4x1Qzz6LexLsdnvRYiIZkl9swoFHbHHq2fzDKwbMbq5uC1iFRseuRDcf39f7q7gWugteHrO-gcF-53_Tv_u0/s400/ZETH+A9.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5534639346517002674" border="0" /></a><br />Questo consente un alto grado di flessibilità, adattando la casa al mutare delle esigenze degli abitanti. Una casa di questo tipo si appoggia sul terreno senza la necessità di creare trasformazioni violente che compromettono l'assetto del suolo.<br /><br /><br /><iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.blogger.com/video.g?token=AD6v5dzzE2f6cWp0SY06KKelLhcoICR4s1FSsLEfBB0QzXuGe5o4u1DiSEOcln0xpiU0k3P45yFVzxh2i_qTuRHQAg' class='b-hbp-video b-uploaded' frameborder='0'></iframe><br /><br /><br />Il prototipo è stato montato, per la prima presentazione pubblica, in occasione di Friuli Doc a Udine, sul piazzale del castello, dando la dimostrazione di come, case di questo tipo, possano inserirsi anche in contesti delicati.<br /><br />architetturaleggera@gmail.comAndrea Trincardihttp://www.blogger.com/profile/03261267168143305984noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3314939980567185379.post-48004782484737075412010-03-31T19:01:00.003+02:002010-04-01T10:14:51.603+02:00Co-housing in FriuliAnche in Friuli si sta organizzando un gruppo per il co-housing. Per realizzare questo primo intervento, si ipotizzano sei abitazioni, è stato individuato un bel terreno nel comune di Fagagna di circa 7000 mq. Oltre alla realizzazione delle case individuali si intende costruire una sala comune, servizi collettivi, spazi gioco. I vincoli di piano regolatore limitano la superficie coperta al solo 10% dell'area garantendo un ampia superficie a verde.<br /><br />I promotori del progetto sono alla ricerca di partner per completare il gruppo e dare vita ad una delle prime esperienze di co-housing in Friuli.<br /><br />Per informazioni scrivere a cohousing@architetturaleggera.it<br /><span style="font-weight:bold;"><br />Che cos'è il co-housing?</span><br />Con il termine inglese co-housing si intende un complesso residenziale composto da alloggi unifamiliari, i cui abitanti condividono spazi comuni, e si impegnano a vivere nel rispetto dell’ambiente e a costruire attivamente dei rapporti sociali di vicinato. Non è il condominio e non è la comune hippy ma ricorda piuttosto la comunità che caratterizzava i quartieri urbani o i villaggi. È un'alternativa all'abitazione individuale suburbana che oggi mostra tutti gli effetti negativi, sia a livello sociale che ambientale, sia in termini di inefficienza dei servizi e delle reti che di costi di trasporto, di comunicazione, di assistenza e di sicurezza. Con il cohousing, si sa che si conosceranno i vicini e si potrà contare su una rete solidale basata sullo scambio, la reciprocità e la gratuità.<br /><br />Il co-housing è costituito da un gruppo di persone che decide di realizzare direttamente la propria abitazione, condividendo con gli altri i costi generali, opere di urbanizzazione, spese di progettazione, verde e spazi comuni, mantenendo il controllo diretto sulla costruzione. In altre parole l'abitante del co-housing è responsabile e attivo nella gestione del complesso. La forma più economica è certo quella dell'autocostruzione che richiede però competenze e abilità, ma anche la costruzione affidata a imprese sotto il controllo diretto dei futuri abitanti consente notevoli economie rispetto all'acquisto della casa finita. È importante considerare che l'impegno nella costruzione della propria casa non è monetizzabile, nel senso che le ore dedicate non sono ore di lavoro perse ma sono ore conquistate, ore liberate. <br /><br />Rispetto a comprare una casa “chiavi in mano” la co-costruzione richiede impegno ed è tanto più economica quante più ore si dedicano alla realizzazione del progetto. I vantaggi sono di costruire una casa da abitare in base alle proprie esigenze, di sapere esattamente come la propria casa è stata costruita, di costruire insieme alla casa una coesione sociale non semplice e non scontata in epoca di individualismo spinto.<br /><br />Anche il ruolo dell'architettura cambia, all'architetto stilista pret-a-porter che considera la casa come un oggetto da vestire per la vendita, si passa ad una architettura flessibile frutto del rapporto tra co-abitanti e progettista. Costruire in gruppo consente poi di adottare in modo efficiente molte più tecniche sostenibili quali la cogenerazione di calore ed energia elettrica, il ricorso a combustibili rinnovabili, il trattamento delle acque di scolo e il recupero dell'acqua piovana, la realizzazione di impianti fotovoltaici di grandi dimensioni molto più remunerativi di tanti singoli impianti domestici.Andrea Trincardihttp://www.blogger.com/profile/03261267168143305984noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-3314939980567185379.post-20063671505449056672009-12-19T17:23:00.002+01:002009-12-19T17:31:33.167+01:00Per ogni costruttore ci vuole un demolitoreIn questo tempo sospeso, tra un boom edilizio che si è esaurito lasciando non poche questioni da affrontare e le speranze per un nuovo boom sostenuto dalle norme dei piani casa regionali, è forse possibile porre all'attenzione le questioni realmente urgenti per garantire la sopravvivenza nelle nostre città. <br />Nella città si intrecciano due grandi sistemi quello tecnologico delle infrastrutture, degli oggetti, dei servizi e quello biologico che raccoglie tutte le forme di vita, dai virus agli esseri umani passando per i parassiti e gli animali da compagnia, le piante infestanti e il verde organizzato. Pensare di isolare da questo intreccio singoli problemi da risolvere separatamente dal sistema è inutile e spesso dannoso. <br />Facciamo un esempio concreto: i rifiuti. Intanto si deve sottolineare una beffa linguistica nell'abbinamento della parola ecologia alla parola rifiuti in quanto negli ecosistemi non esistono rifiuti, dato che gli scarti di una specie diventano cibo per altre specie. I funghi che demoliscono la biomassa mettendo a disposizione nuovamente gli elementi base, sono veri operatori ecologici, non certo i servizi di raccolta e stoccaggio per l'eternità dell'immondizia urbana. Il tema rifiuti ci serve per capire come questioni complesse affrontate dal fondo non hanno soluzione, una società che si fonda sulla produzione e sui consumi produrrà sempre enormi quantità di rifiuti. <br />Senza una riduzione dei rifiuti in modo progressivo, ma fino allo zero, non ci sarà soluzione. Questo può avvenire solo organizzando il riuso, eliminando l'usa e getta dunque, e con un'economia del riciclo, in modo che fino all'ultimo pezzo, l'ultima vite o l'ultimo microchip vengano demoliti rimettendo in circolo gli elementi primari. In questa logica non c'è bisogno di discariche o inceneritori ma di inventare dei “funghi tecnologici” dediti allo smontaggio e recupero.<br />Il modello consumistico dell'usa e getta si è generalizzato invadendo e condizionando la città, la casa è diventata un oggetto da vendere, al pari dell'automobile, e non è più progettata quale luogo in cui abitare. Dal momento che la casa è un oggetto “immobile” la continua offerta sul mercato di nuove case porta ad un consumo sfrenato di terreni, sottratti all'agricoltura e al sistema biologico in generale, e alla produzione di rifiuti immobili che resteranno lungamente a memoria di un'epoca insensata.<br />Le nostre città, almeno nel nordest, hanno da moltissimo tempo una popolazione stabile, sostenuta dall'immigrazione, altrimenti avremmo la popolazione in calo. Il buon senso dice no aumento di popolazione? No nuove case! E' importante riportare l'economia, la finanza, l'industria edilizia a questo principio di realtà. Dalla crisi non si esce aumentando le quantità di case, capannoni, strade, rotonde, ma lavorando sulle qualità, sono ben contento se sarà più facile ristrutturare, mi preoccupa se questo porterà con sé la crescita incontrollata di metastasi architettoniche che spunteranno qui e là, elementi di vuota bruttezza, nel senso che saranno destinati a restare vuoti e a peggiorare l'estetica urbana.<br />Oggi, pensando a nuovi piani regolatori, è necessario ribadire l'importanza del blocco totale, assoluto, di qualsiasi costruzione su terreno vergine, agricolo o selvatico che sia. Anzi dirò di più, credo che un buon piano regolatore oggi debba prevedere la demolizione scientifica, mirata, qualitativa. Non sarebbe male che ogni nuovo metrocubo costruito sia accompagnato da un metro cubo demolito e restituito al sistema biologico, per ogni costruttore ci vuole un demolitore come avviene in natura. Viva i funghi dunque, quelli biologici da mangiare e quelli tecnologici ancora da inventare.Andrea Trincardihttp://www.blogger.com/profile/03261267168143305984noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3314939980567185379.post-22752567290280072422009-05-13T18:02:00.003+02:002009-05-14T10:38:42.894+02:00Laboratorio Sperimentale di Sostenibilità Edilizia<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiuxPr041JNfSMV6bbdj405XSoOGxqwXQ7OAUZ-zKxx6R5eXNXHjlYG9JbowWb2i-NQbbMWADVAG8bwuW62O3Z4H7JGNk63ubvY8IKQlsrDX-L76OCivxSsAoUWDCQruQE10gwFTCG43Ok/s1600-h/Casatemp+5_42.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 300px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiuxPr041JNfSMV6bbdj405XSoOGxqwXQ7OAUZ-zKxx6R5eXNXHjlYG9JbowWb2i-NQbbMWADVAG8bwuW62O3Z4H7JGNk63ubvY8IKQlsrDX-L76OCivxSsAoUWDCQruQE10gwFTCG43Ok/s400/Casatemp+5_42.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5335344811845758546" /></a><br /><br />Con il Convegno <br /><span style="font-weight:bold;">Ecologia della Casa. Zero emissioni e architettura open source.</span><br />si è conclusa la prima parte del Laboratorio Sperimentale di Sostenibilità Edilizia dedicato alla progettazione e costruzione di una casa temporanea a zero emissioni costruita interamente in legno.<br />Il Laboratorio vede coinvolte quattro scuole del Friuli Venezia Giulia e intende diffondere i temi della sostenibilità in architettura attraverso un'esperienza pratica di costruzione. <br />Alla pagina <br />http://www.architetturaleggera.it/lasse/lasse-200809-presentazione-dei-lavori/<br />è possibile scaricare gli interventi e la presentazione del lavoro degli studenti.Andrea Trincardihttp://www.blogger.com/profile/03261267168143305984noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3314939980567185379.post-24502065199039030872009-04-30T12:16:00.003+02:002009-05-01T10:03:25.477+02:00Architettura open-sourceIl termine open-source nasce come metodo di sviluppo del software aperto al contributo di chiunque sia in grado di portare modifiche di miglioramento. Si basa sulla trasparenza dei processi e il potere della rete (internet). L’aspettativa è quella di avere una migliore qualità, più flessibilità, costi minori e la fine delle strategie di marketing di venditori senza scrupoli. Questo non significa fornire gratuitamente esperienza e conoscenza, significa invece mettere le intelligenze in rete secondo la logica che il miglioramento delle condizioni individuali contribuiscono al miglioramento delle condizioni ambientali. In questo senso la filosofia open-source deve diventare patrimonio di architetti e amministratori delle città.<br /> <br />Parlando di architettura opensource si delinea un’alternativa praticabile, una casa che nasce dalla partecipazione al progetto da parte degli abitanti e che prevede un alto grado di flessibilità e adattabilità. Per l’architettura questa non è una novità, il progetto aperto, la stratificazione, la trasformabilità caratterizzano l’edilizia residenziale storica delle nostre città. Mai come in quest'epoca si coglie una distanza tra le esigenze reali dei cittadini e la proposta del mercato immobiliare, il grande architetto tedesco <a href="http://www.architetturaleggera.it/opensource/frei-otto/">Frei Otto</a>, autore tra le altre cose dello Stadio Olimpico di Monaco per le Olimpiadi del 1972 e precursore di una impostazione ecologica del progetto d'architettura pone con forza la domanda: “Perchè gli architetti continuano a disegnare in nome della collettività progetti e spazi uguali per tutti anche se nessuno li vorrebbe così?” - Con l'impostazione open-source si passa dall’architettura chiusa, che celebra l'autore ma non l'abitabilità di una casa, alla libertà di un’architettura dinamica, aperta alle esigenze degli abitanti, in grado di trasformarsi nel tempo, un’architettura partecipativa in continuo miglioramento.Andrea Trincardihttp://www.blogger.com/profile/03261267168143305984noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3314939980567185379.post-32565859661443830142009-04-29T10:20:00.007+02:002009-04-29T10:54:05.864+02:00Ecologia della casa e architettura open-source<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgL2QwOZYxxlq7QmDK4hm45Zms-xbtDQkdjz5kCutwv8MwjwXND3aHUzMchOgkzNaMLdS83BkFRGPZPngrUhds6KXWnb65QFKiyA3QnjYJACeEzMsuR6bbVwbEFqyDSifhR8ZWqrwT5o0w/s1600-h/Invito+1.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 190px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgL2QwOZYxxlq7QmDK4hm45Zms-xbtDQkdjz5kCutwv8MwjwXND3aHUzMchOgkzNaMLdS83BkFRGPZPngrUhds6KXWnb65QFKiyA3QnjYJACeEzMsuR6bbVwbEFqyDSifhR8ZWqrwT5o0w/s400/Invito+1.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5330030660994184306" /></a><br /><br />Ecologia della casa - zero emissioni e architettura open-source. Efficienza energetica e flessibilità costruttiva. Con questo titolo Venerdì 8 maggio 2009 a Udine alle 9:30 presso la sala congressi della Fiera di Udine si terrà un convegno in cui saranno presentati i lavori del secondo Labboratorio Sperimentale di Sostenibilità Edilizia svolto in collaborazione con ITI Malignani di Udine, ISIS Solari di Tolmezzo, IPSIA Mattioni di San Giovanni al Natisone, ISIS D'Aronco di Gemona del Friuli.<br /><br />Partecipano al convegno<br /><br />Manuela Daniel, assistente alle politiche sociali di Coop Consumatori Nordest<br />Christine Kanstinger dell'Atelier Frei Otto und Partner<br />Andrea Trincardi Coordinatore del Laboratorio Sperimentale di Sostenibilità Edilizia<br />Andrea Poggio vice direttore generale di Legambiente<br /><br />L'ecologia di una casa non riguarda tanto la “naturalità” dei suoi componenti quanto il ruolo che essa assume nella configurazione urbana e l'insieme di relazioni che l'attraversano, in altre parole le componenti tossiche sono solo una parte di queste relazioni da considerare insieme all'energia necessaria a produrre la casa e a mantenerla, la provenienza geografica dei materiali e l'impatto ambientale che si determina in ogni fase della filiera.<br />Una casa a zero emissioni non intossica i propri abitanti con emissioni nocive (Composti Organici Volatili) e non contribuisce all'aumento dei gas serra perchè richiede pochissima energia per essere scaldata e raffreddata ed è stata costruita con materiali che non hanno richiesto molta energia per essere prodotti. Con casa ecologica a zero emissioni, in una visione ampia, ecosistemica, si indica un modo di intervenire, di trasformare l'ambiente, considerando il punto di vista delle comunità locali per trovare nel contesto e nelle relazioni che lo attraversano le priorità da seguire. Attualmente la deriva consumistica ha profondamente alterato i rapporti degli abitanti con la casa e con il proprio ambiente, la casa è stata ridotta a merce, un oggetto in vendita fra altri oggetti. Scriveva Adorno che “Delle merci culturali si consuma il loro astratto essere per altro, senza che esse siano realmente per gli altri; nel mentre contentano gli altri esse in realtà li ingannano. Oggi la città contemporanea si fonda su questo colossale inganno, inganno che dopo l'emergere della bolla speculativa e le vicende delle speculazioni sui mutui appare più chiaro.Andrea Trincardihttp://www.blogger.com/profile/03261267168143305984noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-3314939980567185379.post-49655950245855916882008-12-10T16:33:00.000+01:002008-12-10T16:36:21.362+01:00Casa a zero emissioniRealizzazione di una casa temporanea a zero emissioni.<br /><br /><br />L'ambizioso progetto del Laboratorio Sperimentale di Sostenibilità Edilizia organizzato per l'anno scolastico 2008/09 è la costruzione, da parte degli studenti, di un prototipo di casa temporanea a zero emissioni. Casa temporanea significa una casa montabile e smontabile, un modo di costruire reversibile, che non pregiudica altri usi futuri del terreno; zero emissioni significa una casa che non determina un aumento di emissioni che alterano il clima (CO2; NOx; SO2) grazie alla capacità di utilizzare al meglio l'energia solare. La casa avrà la struttura portante in legno e un alto grado di isolamento termico (standard passivhaus) per funzionare al meglio sia in inverno che in estate, sarà facilmente montabile e smontabile da gruppi di volontari. Con una superficie complessiva di circa 40 mq. , sarà dotata di impianto elettrico a basso voltaggio alimentato da un campo fotovoltaico integrato nella struttura.<br /><br /><br />Realizzata per accogliere le attività temporanee di sensibilizzazione sui temi dell’efficienza energetica e della sostenibilità edilizia organizzate dai Distretti dei soci di Coop Consumatori Nordest, è intesa quale prototipo di casa temporanea, a bassissimo impatto ambientale.Andrea Trincardihttp://www.blogger.com/profile/03261267168143305984noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3314939980567185379.post-26606838771403260452008-07-01T16:54:00.001+02:002008-07-01T16:59:15.166+02:00La città, oggiLa città, oggi, è oggetto di una possente ricombinazione in cui entrano in causa il deficit ecologico e il superamento dei limiti della terra, la fine del ruolo della politica e la potenza dell’economia globalizzante, domande di libertà e di giustizia sociale, spinte alla decentralizzazione e imposizioni centralistiche di sfruttamento della realtà locale. Relazioni complesse e mutevoli nel corso del tempo si stratificano nel nostro ecosistema che costituisce il corpo vivo inafferrabile e sfuggente della città. <br /><br />Questo è il nostro ambiente, ciò che cresce attraversato da reti e interrelazioni pluridimensionali ed evolve, muore e rinasce, grazie alla compresenza di moltissimi elementi eterogenei. <br /><br />Centri commerciali, centri direzionali, centri benessere e sportivi, aldilà dell’ossessivo richiamo al centro, costituiscono gli elementi ripetitivi di una frammentazione funzionale in cui l’eterogeneo scompare, in cui domina l’impoverimento segnico e semantico degli spazi spazzatura, degli scatoloni prefabbricati più o meno decorati. Così quelli che vorrebbero essere interventi ordinatori, attraverso la semplificazione, diffondono il vero caos, caratterizzato dalla calma piatta delle condizioni indifferenziate e da un bassissimo grado di relazione con l’intorno.<br /><br />La parte pesante della città attuale è data dalla quantità di materia in uso, dalla necessità di pompare enormi quantità di energia per renderla abitabile, dallo spreco e dalla continua produzione di rifiuti. L’edilizia contribuisce a questo spreco utilizzando materiali insostenibili (come il cemento armato o il PVC) ma anche intaccando il patrimonio comune di suolo fertile e di acqua potabile. Riusare vecchi siti è sicuramente un’occasione di trasformazione in senso sostenibile della realtà urbana. L’architettura leggera è il modo di costruire senza sprechi di materia e di energia, è un modo attento al ciclo di vita dei materiali per costruire edifici a energia zero. <br /><br />Oggi un progetto per la città deve partire dall’intrepretazione della complessità ecosistemica, la complessità delle relazioni, delle molte dimensioni, dei mille piani che si intersecano nell’intreccio del mondo biologico con quello tecnologico. <br /><br />Oggi è possibile sperimentare una città a zero energia, costruita da architettura leggera, per non pesare sull’ambiente e iniziare a ridurre l’impronta ecologica della nostra città.Andrea Trincardihttp://www.blogger.com/profile/03261267168143305984noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3314939980567185379.post-16255695445270489742007-10-10T13:28:00.000+02:002007-10-10T13:30:09.207+02:00Per un presente sostenibile.Molti spostano al futuro la trasformazione in senso sostenibile della società. Come avviene in tutti i cambiamenti epocali, c’è un passaggio di potere e di ricchezze tra vecchia economia e nuova economia è ovvio che questo spaventi chi non si sta attrezzando e che quindi si preferisca spostare l’obiettivo in un futuro imprecisato. <br />Il 4 ottobre è stato il cinquantesimo anniversario del primo satellite spaziale, lo Sputnik, che aprì il periodo delle fantasie spaziali, dopo soli 12 anni il primo uomo toccò il suolo lunare. E’ inimmaginabile ciò che l’uomo può fare in un tempo così breve. Sui tempi lunghi gli uomini non hanno nessuna possibilità di controllo su ciò che sarà; “Se sai come una cosa sarà tra cinquant’anni, vuoi dire che sei in grado di realizzarla adesso. Ma in realtà non lo sai, perché quella cosa sarà ciò che vorrà essere.” scriveva Louis Kahn. Il compito della trasformazione in senso sostenibile della società spetta a noi, se in 12 anni si è riusciti ad andare sulla luna è mai possibile che non si riesca nello stesso periodo a riorganizzare il territorio limitando l’uso dell’automobile, a ridurre drasticamente la produzione di rifiuti e a costruire case con ridottissimi consumi di energia?Andrea Trincardihttp://www.blogger.com/profile/03261267168143305984noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-3314939980567185379.post-43498525146641793182007-10-09T18:52:00.000+02:002007-10-12T13:00:23.766+02:00Laboratorio Sperimentale di Sostenibilità Edilizia - La.S.S.E.Sono ormai trent’anni che si è fatta strada l’idea, diventata oggi certezza, che a questi livelli di prelievo, la Terra non potrà garantire risorse in modo equo per tutti gli abitanti del pianeta. Le risorse sulla Terra hanno dei limiti, di quantità e di possibilità d’uso; hanno dei limiti il petrolio, il carbone e l’uranio, ma hanno dei limiti anche tutte le materie prime utilizzate nei sistemi di produzione. La sfida della nostra epoca è quella di accettare questi limiti, riducendo drasticamente l’impiego di materia e di fonti di energia non rinnovabile, senza per questo ridurre o peggiorare il livello di vita. L’ingresso nell’era post-petrolifera richiede un cambio totale di visione e uno sforzo immaginativo che vada al di là di modelli e tecniche consolidate. Non si tratterà di sostituire semplicemente un materiale con un altro, ma si è chiamati, fin d’ora, a cambiare completamente l’approccio al progetto, avviando la ricerca di un modo di costruire secondo criteri di sostenibilità ambientale. Efficienza energetica, meno materia, individuazione di filiere sostenibili per eliminare il più possibile gli scarti e i rifiuti, sono questi gli assi per la ricerca verso una sempre maggiore integrazione sostenibile. <br />L’edilizia impiega molta materia in fase di produzione e molta energia in fase di gestione per climatizzare e illuminare gli ambienti; ben il 40% della produzione di gas serra è imputabile all’edilizia. Si delinea quindi la necessità di studiare nuovi tipi di insediamento meno “energivori” di quelli attuali. <br />Nasce da queste considerazioni l’idea di un Laboratorio Sperimentale di Sostenibilità Edilizia (LaSSE), promosso e finanziato da Coop Consumatori Nordest, all’interno del programma “Energeticamente”, con l’intento di verificare strategie sostenibili nella costruzione e gestione degli edifici commerciali e contemporaneamente formare e sensibilizzare i professionisti di domani. Il progetto, coordinato dall’architetto e ecodesigner Andrea Trincardi verrà sviluppato dagli studenti dell’Istituto Tecnico Industriale Malignani di Udine sotto la guida degli insegnati della specializzazione edilizia e della specializzazione elettrotecnica e automazione. La sperimentazione, condotta sugli edifici messi a disposizione da Coop Consumatori Nordest, intende individuare i punti di maggiore utilizzo di energia, valutarne il grado di inefficienza e indicare una serie di strategie possibili da attuare in futuro per migliorare il grado di sostenibilità. L’attività di LaSSE risponde perfettamente alle finalità dello statuto di Coop Consumatori Nordest essendo anche un momento di promozione dei principi di solidarietà e mutualità tra i cittadini. Il cambiamento attuale richiederà una trasformazione degli stili di vita di ciascuno e dunque una diffusa attività di educazione e sensibilizzazione all’uso razionale delle risorse, all’efficienza energetica e ai temi della sostenibilità edilizia costituisce un contributo importante all’interno di una già avviata attività sociale di educazione e sensibilizzazione ai consumi.<br />I risultati raggiunti a conclusione del lavoro di LaSSE, che accompagnerà gli studenti lungo l’intero anno scolastico, consentiranno una prima valutazione sull’efficienza degli edifici analizzati e costituiranno una base per le progettazioni future e i piani di manutenzione e rinnovamento.Andrea Trincardihttp://www.blogger.com/profile/03261267168143305984noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3314939980567185379.post-51896968973779468262007-07-17T17:47:00.000+02:002007-07-17T17:54:00.376+02:00Prodotti naturaliCome già avvenuto nell'alimentare anche nei prodotti per l'edilizia si sta diffondendo la dicitura prodotto naturale. Con naturale si identificano quei prodotti che hanno subito scarse trasformazioni. Questa definizione ha più che altro un intento evocativo, naturale rimanda a salutare, che fa bene, puro come acqua di montagna. Costruire in modo naturale allora è costruire con materiali che non siano nocivi per la salute. E’ uno dei tanti paradossi del mondo industriale-consumista: ci si può nutrire con roba generica che può contenere sostanza dannose o con roba naturale che fa bene. Ammettere la dicitura naturale per un prodotto è confermare contemporaneamente che è lecito produrre materiali non naturali, cioè potenzialmente tossici o dannosi. <br /><br />Uno yogurt, un intonaco, del prosciutto o dei trattamenti per pavimento in legno possono essere naturali o che cosa? Artificiali? Industriali? Sintetici?<br />Artificiale è prodotto grazie a un arte del fare o del fare a regola d'arte. La costruzione di una casa è un artificio così come la produzione di un formaggio o del vino. Forse si è persa l’etica del fare a regola d’arte, per cui si immagina un mondo naturale originario in contrapposizione ad un mondo artificiale corrotto, come se in un passato mitico si conoscessero tutti i segreti del buon pane o della buona casa naturale. Non è così. <br />Con l’industrialismo, cioè l’allargamento a tutti gli aspetti del vivere delle regole della produzione industriale, si è affermato il primato del risparmio sulle regole dell’arte: risparmiare tempo; denaro; fatica. Per raggiungere questo risparmio ogni soluzione è valida, salute, benessere, gusto passano in secondo piano, al massimo evocati come elemento pubblicitario. Si risparmiano tempo denaro e fatica ma non si risparmiano materia, rifiuti, energia. Anzi lo spreco di questi ultimi è indispensabile per risparmiare i primi. Questa logica non ha però tenuto conto della limitatezza delle risorse della Terra. La Terra ha dei limiti ben precisi, la via d’uscita a questa situazione non è la sostituzione di materiali di consumo generici con materiali naturali ma il salto di paradigma, il blocco del consumo di materia e lo spostamento delle attività umane dai consumi all’uso e riuso. Solo abbandonando la logica industrialista si potrà essere liberi di pensare un nuovo modo di costruire o mangiare, che vada oltre la schiavitù dei consumi. <br />Una società che riduce i consumi non è una civiltà più povera anzi. Una casa calda in inverno e fresca d’estate è realizzabile riducendo anche di dieci volte il consumo di energia e il prelievo di materia. Non accontentiamoci allora del cibo naturale ma cerchiamolo piuttosto leggero, non come calorie, ma come impegno di materia e energia.Andrea Trincardihttp://www.blogger.com/profile/03261267168143305984noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-3314939980567185379.post-5304549034265211952007-07-17T17:37:00.000+02:002008-12-10T16:01:22.356+01:00Un lucernario bioclimatico<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlLQRxFoX7WpT9sKF6COo3LG9ZA27FVPgcOdN886fZvW2OBnuBRy4qKJelDHzpYD-jXTbdAbLBAAyc2UsLTqjOcbhxa0pJGut0mwyD0RcF9m181qjeLdGOJYEgvLoqxF6AZjxzi6CYitI/s1600-h/Lucbioclima.jpg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlLQRxFoX7WpT9sKF6COo3LG9ZA27FVPgcOdN886fZvW2OBnuBRy4qKJelDHzpYD-jXTbdAbLBAAyc2UsLTqjOcbhxa0pJGut0mwyD0RcF9m181qjeLdGOJYEgvLoqxF6AZjxzi6CYitI/s320/Lucbioclima.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5088191104364770738" /></a><br />Sto completando la realizzazione di un lucernario che avrà la funzione, oltre a quella di illuminare, di creare una circolazione d'aria negli ambienti. La caratteristica è che l'aria in entrata passa attraverso dei tubi interrati perdendo calore a contatto con superfici più fresche. <br />Anche la forma del lucernario è pensata in modo da ridurre il surriscaldamento e l'effetto serra. Si tratta in questo caso dell'effetto serra locale, nella stanza, anche se un lucernario bioclimatico contribuisce alla riduzione dei consumi di climatizzazione e dunque riduce anche l'effetto serra globale.Andrea Trincardihttp://www.blogger.com/profile/03261267168143305984noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-3314939980567185379.post-12029271262908201092007-07-11T17:26:00.000+02:002007-07-11T18:04:01.297+02:00Le case hanno scarsa efficienza energeticaPer molto tempo i costruttori di case hanno pensato che un buon isolamento termico fosse una cosa inutile. Le case costruite fin'ora e molte di quelle ancora in costruzione hanno una scarsissima efficienza energetica. L'efficienza energetica non è altro che la percentuale di energia che effettivamente riusciamo a godere sottoforma di caldo o di fresco. <br />Per le automobili l'efficienza è indicata in litri per 100 km., cioè quanti litri brucio per compiere un tragitto di 100 km. <br />Per le case si indica l'energia, espressa in kW, per metro quadro per anno. Solitamente in questo valore rientra solamente l'energia spesa per riscaldare la casa in inverno. In verità si consuma energia anche per illuminare e soprattutto per raffreddare la casa in estate. Le spese di raffrescamento fanno aumentare i consumi di circa il 25%. Complessivamente una casa generica consuma tra 250 kW/mq anno e 300 kW/mq anno.<br />Una casa efficiente consuma 30 kW/mq anno (dico 30!) e non ha bisogno di impianto di condizionamento. Questi consumi sono raggiungibili solo se l'intera progettazione dell'edificio tiene conto degli aspetti energetici: orientamento, forma, dimensione e coolocazione delle finestre, materiali, tetto, verde; sono tutti elementi della progettazione architettonica che contribuiscono alla costruzione di case efficienti. La prima causa di architetture inefficienti è degli architetti che hanno dimenticato le regole base della progettazione cioè conoscenza dei luoghi, conoscenza del clima, conoscenza delle abitudini degli abitanti. A ruota, nelle responsabilità, seguono gli impresari, i costruttori, sempre pronti a tagliare voci di spesa.<br />E' evidente una resistenza da parte di chi orienta il mercato edilizio a non porre la questione energetica tra i parametri di scelta di una nuova casa. La spiegazione è semplice, c'è un "magazzino" di case nuove assolutamente inefficienti che va "svuotato" prima di aprire la strada a case efficienti.Andrea Trincardihttp://www.blogger.com/profile/03261267168143305984noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3314939980567185379.post-51850296209939557952007-07-02T18:13:00.000+02:002007-07-02T18:14:35.191+02:00La città e l'automobileLe auto producono inquinamento ogni qualvolta le usiamo. Guidare un’auto è l’azione più inquinante compiuta da un cittadino medio. Due sono i punti principali di inefficienza, il primo è dato dal fatto che un’utilitaria che trasporta una persona muove 7-8 quintali d’acciaio per spostare 60-100 kg. di guidatore; il secondo è dato dal fatto che non più del 35% dell’energia prodotta dal motore si trasforma in movimento, il resto è dissipata, cioè perduta, sottoforma di calore. <br />Il problema è che le nostre città sono state costruite in funzione dell’automobile, zone residenziali, zone industriali e direzionali, zone per il divertimento, sono raggiungibili solo ed esclusivamente in auto. Il paradosso è che negli anni ’70, ai tempi della prima crisi energetica, le città italiane erano ancora densamente abitate e servite, solo la grande industria era localizzata alla periferia della città. Nonostante l’Italia partisse da condizioni ideali per l’affermazione del trasporto pubblico si optò, con scelte organiche e non casuali, per l’espansione delle città e la creazione di zone specializzate e distanti, collegate da reti stradali gerarchizzate per dimensione e quantità di traffico ipotizzato. Lo sviluppo urbanistico nel nostro paese non è stato casuale e, almeno nel nord, non è stato nemmeno condizionato dall’abusivismo. E’ stato scelto, da politici, accademici e urbanisti, un modello già vecchio all’epoca, e la realizzazione di questo modello è stata perseguita con pervicacia e determinazione.<br />Oggi non si è ancora affermata una cultura urbanistica in grado di ribaltare questo modello. Oggi la città è schiava dell’automobile individuale. Solo un progetto di lungo termine, in grado di ridisegnare le città e i modi di attraversarle, se perseguito con ancora maggior pervicacia e ostinazione del modello precedente, potrà vedere la progressiva uscita di scena dell’auto individuale. Ci vorrà tempo ma è una scelta obbligata.Andrea Trincardihttp://www.blogger.com/profile/03261267168143305984noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-3314939980567185379.post-36143480574624332272007-06-27T18:53:00.000+02:002007-07-02T18:15:25.568+02:00Capezzone fa rima con capannone e ...Al Senato con il numero 1532 è in attesa di approvazione un disegno di legge ad opera dell'on. Capezzone. <br />Il disegno di legge si propone di snellire le pratiche per fare impresa nel nostro paese. Non esiste impresa che non abbia un capannone, ragiona il Capezzone, e dunque, per costruire gli edifici necessari a una qualsiasi attività produttiva, sia che tratti beni che servizi, basterà presentare la domanda allo “sportello unico” comunale. <br />La ricevuta della domanda vale come concessione e permesso di costruire. <br />Non conta più la destinazione d'uso dell'area ho da fare il capannone e lo faccio, punto! In caso di contenzioso in comissione servizi sarà il governo a decidere entro trenta giorni con il sistema del silenzio assenso.<br />Ecco fatto, ci voleva tanto? <br />La dove non osano le aquile osano i tacchini!Andrea Trincardihttp://www.blogger.com/profile/03261267168143305984noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3314939980567185379.post-24946038513864208382007-06-21T18:31:00.000+02:002007-06-21T18:47:02.007+02:00Impennata dei consumi energeticiCon il caldo i consumi di energia elettrica crescono vertiginosamente a causa dell'uso massiccio dei condizionatori.<br />Le case soffrono più il caldo del freddo, infatti le scelte costruttive recenti hanno sottovalutato il problema del surriscaldamento estivo. Soffitti bassi, muri sottili, isolamenti leggeri (tipo polistirolo) finestre esposte al sole battente sono tutte cause del caldo in casa. Esempi eclatanti di surriscaldamento estivo sono i capannoni per uso uffici e negozi. Questi edifici sono solitamente costruiti con pannelli sottili in cemento armato, prefabbricati, alleggeriti con pannelli di polistirolo, queste strutture vengono attraversate velocemente dall'onda di calore. <br />Inoltre molti capannoni vicini, circondati da grandi piazzali asfaltati creano un'isola di calore in cui i condizionatori sono costretti ad un super lavoro. Molti condizionatori in un'area ristretta già calda contribuiscono ad aumentare ancora il caldo ambientale chiudendo un circolo vizioso di super consumi.<br />Le alternative ci sarebbero, nei prossimi giorni avrò modo di parlarne.Andrea Trincardihttp://www.blogger.com/profile/03261267168143305984noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3314939980567185379.post-83951542019108305342007-06-21T11:27:00.000+02:002008-12-10T16:01:22.551+01:00Comprare casa<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhbgJCn8l48SeGhueLGmC0MSS2bceWzAmED0q62hF0rp5qeGChFogXlnFM9XqMDQ9bAn2W66teFfyBJMfD2M0LRhK0t2CljP1A8LVCNLmbW9NPnAOvnWGTXWoYhbMFxJmzvXwsV8-fBZBE/s1600-h/Coperti.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhbgJCn8l48SeGhueLGmC0MSS2bceWzAmED0q62hF0rp5qeGChFogXlnFM9XqMDQ9bAn2W66teFfyBJMfD2M0LRhK0t2CljP1A8LVCNLmbW9NPnAOvnWGTXWoYhbMFxJmzvXwsV8-fBZBE/s320/Coperti.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5078463630150781490" /></a><br />La casa è uno dei settori in cui si consuma più energia, quindi ogni cittadino ha la possibilità diretta di intervenire per ridurre i consumi energetici e la conseguente produzione di CO2. Tuttavia per ridurre i consumi in casa si devono fare degli investimenti anche importanti. Le regole di buon uso degli elettrodomestici, la sostituzione delle lampadine e altri comportamenti aiutano a ridurre i consumi ma per frazioni minime. <br />Quello che fa consumare molto è la struttura della casa che dovrebbe trattenere più calore possibile in inverno e lasciare entrare, in estate meno caldo possibile. Fino ad oggi le case sono state costruite con livelli bassissimi di isolamento termico. E' una verità dolorosa ma chi sta ancora pagando il mutuo per una casa nuova per ridurre significativamente i propri consumi dovrebbe spendere alcune decine di migliaia di euro.<br />Le case oggi in vendita sono vecchie, per farle rientrare nei nuovi parametri energetici occorre spendere molti soldi, questo significa che chi compra casa oggi dal 2009, anno in cui sarà obbligatorio il certificato energetico della casa, vedrà il valore del proprio investimento diminuire sensibilmente. Questa situazione non è ancora stata registrata dal mercato, anzi chi ha case ad alto consumo di energia da vendere cerca di farlo il più rapidamente possibile, dando minori informazioni possibili sulle performances energetiche della casa.<br />Per aiutare chi deve scegliere una casa ho pubblicato un libro:<br /><br />Guida all'acquisto della casa sostenibile, Il Sole 24 Ore, Milano, 2006Andrea Trincardihttp://www.blogger.com/profile/03261267168143305984noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3314939980567185379.post-37942995090765394832007-06-12T11:32:00.000+02:002007-06-21T11:12:58.124+02:00Torviscosa - Friuli - EuropaTorviscosa è una città di fondazione, come Latina, ma più piccola e in Friuli. Fu costruita su bonifica per produrre l'autarchica Viscosa. E' un piccolo polo della chimica, una Marghera con tutta la vicenda di impatto e inquinamento che caratterizza la storia della chimica italiana. Oggi la chimica è in declino e sulle aree industriali dismesse si sta pensando e realizzando impianti alternativi: una centrale termoelettrica della Edison da 500 MW, un cementificio da 1.200.000 tonnellate anno della Grigolin e, poco distante un inceneritore della Siderurgica srl per bruciare fluff, scarti dell'interno delle auto, e produrre energia elettrica. <br />Voglio pensare che ciascun intervento sarà realizzato al meglio, secondo le norme più severe per garantire l'incolumità delle persone e dell'ambiente.<br />Il punto è un'altro, oggi, quando l'UE decide di tagliare ulteriormente le emissioni di gas serra (- 20% deciso a marzo 2007) in questa parte d'Europa si pensa di incrementare considerevolmente le emissioni di questi gas, continuando nella vecchia e logora logica della rivoluzione industriale di produrre energia bruciando quello che di più economico e più calorifico si ha sottomano. Il punto è che per ridurre le emissionidi gas serra si deve ridurre la quantità di materia bruciata. Bisogna dunque pensare a come produrre energia in modo nuovo. <br />La grande centrale che produce un grande quantitativo di energia in un punto localizzato si scontra con un problema di approvigionamento di combustibile, un problema di trasporto di energia (grandi elettrodotti), un problema di efficienza, l'energia elettrica si vende facilmente ma il calore (circa il 60% del prodotto) non si sa a chi darlo e lo sideve disperdere attraverso le torri di raffreddamento.<br />La novità, che non è così nuova ma che oggi sembra tale, è la microcogenerazione cioè la produzione locale di energia elettrica, calore e freddo per l'uso in loco, a livello di quartiere e zona industriale. Oggi si deve passare dalla megacentrale da cui si dipartono a raggiere gli elettrodotti alla rete, il grappolo, di microcentrali in rete, un internet dell'energia in cui la parte intelligente sta dove sta il consumatore finale.<br />Torviscosa dunque è un caso di politica energetica che pensa al passato, è frutto di arroganza e ignoranza, è la conseguenza logica di una politica che intende privatizzare i profitti e spostare sulle comunità locali il peso ambientale, il rischio, il degrado. Il governatore del Friuli Illy in materia energetica e industriale è innovatore quanto un cavernicolo con la clava che ha appena scoperto il fuoco e le delizie del brodo di rana.Andrea Trincardihttp://www.blogger.com/profile/03261267168143305984noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3314939980567185379.post-19296560098919069202007-06-08T11:51:00.000+02:002007-06-21T11:16:45.072+02:00Energia: intensità vs efficienzaNonostante l’energia da fonte fossile diventi sempre più cara e i governi dichiarino di impegnarsi a ridurre le emissioni di CO2 equivalente, l’uso intensivo di questo tipo di energia ha continuato a crescere invece che diminuire. <br /><br />Ancora oggi i grandi produttori di energia continuano a proporre e costruire centrali elettriche non molto diverse da quelle di 60 anni fa. Possiamo constatare una forte resistenza ad abbandonare il modello industrialista ad alta intensità energetica. Tutto il piano di grandi opere, dalla TAV ai rigassificatori, dalle discariche ai cementifici, risulta, concettualmente, vecchio di 60 anni. <br /><br />Il sistema basato sull’intensità energetica per sopravvivere deve escludere qualsiasi forma che vada nel senso dell’efficienza. <br /><br />E’ un sistema a senso unico, le comunità locali sono obbligate ad accettare la presenza inquinante e ingombrante delle centrali, le reti ad alta tensione trasportano l’energia a lunga distanza con fortissime perdite lungo il tragitto. Il sistema energetico intensivo toglie spazio vitale e non è più tollerato. L’energia così prodotta è sempre più cara e i cittadini la devono comprare a prezzo imposto.<br /><br />Il petrolio e gli altri combustibili fossili hanno determinato i modi di costruire, i materiali da usare, le forme e i modi di organizzazione urbana. <br /><br />La società industriale è stata fondata su un alto investimento energetico in tutti i campi, si produce, ci si sposta, si abita, consumando grandi quantitativi di energia. La periferia residenziale nasce in questa logica di consumo: consumo di energia, di risorse, di territorio.<br /><br />Uscire dalle energie fossili significa allora ripensare radicalmente tutti questi aspetti, spostarsi dall’intensità all’efficienza e dalla concentrazione alla diffusione: ridurre il consumo di energia e produrre energia dove si consuma.Andrea Trincardihttp://www.blogger.com/profile/03261267168143305984noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3314939980567185379.post-15607262556883638482007-06-06T12:40:00.000+02:002007-06-21T11:26:42.828+02:00Architettura leggeraLa ricerca di un modo di costruire secondo criteri di sostenibilità ambientale richiede di abbandonare i logori strumenti progettuali, che adesso ci appaiono bugiardi e densi di negatività e che hanno contribuito a costruire le realtà attuali. L’era post-petrolifera richiede un cambio totale di visione, e uno sforzo immaginativo che vada al di là di modelli e tecniche consolidate. Non si tratta cioè di sostituire semplicemente un materiale con un altro, ma si è chiamati a cambiare completamente l’approccio al progetto. Chiamo architettura leggera un modo di progettare e costruire che accetta questa sfida, sviluppando la ricerca di tecniche e forme costruttive a partire dall’impiego di energia diffusa, piuttosto che concentrata, di materiali leggeri e assemblati piuttosto che massicci e monolitici, di carichi poco elevati piuttosto che pesanti, di funzioni integrate piuttosto che specializzate.<br /><br />La scelta di un materiale da costruzione in base alle caratteristiche di “leggerezza”, cioè di sostenibilità ambientale, richiede una valutazione sulla base dei seguenti parametri:<br /><br />- I materiali devono essere prodotti e venduti localmente, in modo che sia più facile verificare la sostenibilità del ciclo produttivo, il basso impatto ambientale, e l’energia di trasporto pesi poco sul prodotto finito<br />- Devono essere a basso investimento energetico (Low embodied energy), cioè prodotti con il minor impiego di energia possibile in ogni fase di lavorazione.<br />- La durata dei materiali e dei manufatti deve essere attentamente progettata eliminando la possibilità che i materiali diventino rifiuti. E’ sostenibile un edificio pensato per durare 30 anni e i cui materiali trovano una collocazione in una qualche filiera, senza lasciare una scia di rifiuti da smaltire. Non è sostenibile un edificio pensato per durare indefinitamente e che richiede continue manutenzioni e sostituzioni con conseguente produzione di rifiuti da smaltire.<br />- Riciclabilità: deve essere abbandonata l’idea stessa di consumo, cioè di usa e getta, e sostituita con l’idea di usa e ricicla. L’attenzione dei progettisti dovrà concentrarsi sull’investimento metabolico presente in un oggetto, cioè su quanto cosa e come, a fine uso, è possibile recuperare, riciclare o metabolizzare. Al metabolismo biologico si affiancherà allora un metabolismo tecnologico in grado di escludere la produzione di rifiuti. Sarà possibile recuperare la maggior parte di materia ed energia attraverso processi di disassemblaggio e riassemblaggio. Mentre il metabolismo biologico è inscritto nelle interrelazioni degli ecosistemi, per cui ciò che una specie produce come rifiuto diventa cibo per un’altra specie, il metabolismo tecnologico richiede un’attenta progettazione sulla base dei cicli d’uso.<br />- I materiali usati non devono rilasciare emissioni tossiche o nocive nel tempo. Moltissime vernici, pitture murali, colle, additivi del cemento armato, rilasciano nel tempo composti organici volatili (COV) che sono causa di allergie e intossicazioni. Si tratta di prodotti utilizzati o per velocizzare la messa in opera o quali preservanti. L’impiego di queste sostanze riduce sullo stesso piano prodotti di origine biologica e prodotti di origine tecnologica impedendo le operazioni di riciclo. Come sta già avvenendo per la formaldeide e come è avvenuto per l’amianto, è possibile trovare valide alternative a questi materiali pericolosi.<br />- In alcuni materiali sono presenti dei residui di lavorazione non dichiarati potenzialmente tossici o nocivi, è il caso del cemento quando è prodotto bruciando pneumatici e rifiuti solidi urbani, è il caso dell’acciaio quando proviene da partite di rottami di origine incerta, può essere il caso del legno di provenienza extra europea, spesso trattato nei magazzini di partenza con sostanze altamente tossiche e vietate dalla nostra normativa.<br />- E’ necessaria poi una valutazione dell’impatto ambientale in fase di produzione e messa in opera. Il cemento, ad esempio, ha un forte impatto ambientale a partire dalle cave da cui e tratto il calcare, quindi i forni di cottura che contribuiscono alla produzione di CO2 e ad altre forme di inquinamento, a seguire la macinazione con produzione di polveri. Anche il legno può provenire da filiere ad alto impatto ambientale, frutto di deforestazione incontrollata e con lunghi tragitti di percorrenza.<br /><br />L’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto è il riconoscimento, a livello internazionale, dell’inizio dell’era post petrolifera e della conclusione dell’uso intensivo delle risorse. Con il petrolio in via di esaurimento si è esaurito il fondamento di un modello di società incentrato sull’economia ad alta intensità energetica. Il petrolio, e gli altri combustibili fossili ad alta concentrazione di energia, hanno determinato nel tempo i modi di costruire, i materiali da usare, finanche le forme e i modi di organizzazione urbana.<br /><br />Oggi il contesto è cambiato, progettisti, costruttori, tecnici e amministratori pubblici, sono chiamati alla sfida dell’architettura leggera, un’architettura dematerializzata, che assume la questione fondamentale della nostra epoca, il passaggio dall’intensità all’efficienza: ridurre l’impiego di materia, di suolo, di acqua di energia migliorando la qualità abitativa.Andrea Trincardihttp://www.blogger.com/profile/03261267168143305984noreply@blogger.com0