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martedì 1 luglio 2008

La città, oggi

La città, oggi, è oggetto di una possente ricombinazione in cui entrano in causa il deficit ecologico e il superamento dei limiti della terra, la fine del ruolo della politica e la potenza dell’economia globalizzante, domande di libertà e di giustizia sociale, spinte alla decentralizzazione e imposizioni centralistiche di sfruttamento della realtà locale. Relazioni complesse e mutevoli nel corso del tempo si stratificano nel nostro ecosistema che costituisce il corpo vivo inafferrabile e sfuggente della città.

Questo è il nostro ambiente, ciò che cresce attraversato da reti e interrelazioni pluridimensionali ed evolve, muore e rinasce, grazie alla compresenza di moltissimi elementi eterogenei.

Centri commerciali, centri direzionali, centri benessere e sportivi, aldilà dell’ossessivo richiamo al centro, costituiscono gli elementi ripetitivi di una frammentazione funzionale in cui l’eterogeneo scompare, in cui domina l’impoverimento segnico e semantico degli spazi spazzatura, degli scatoloni prefabbricati più o meno decorati. Così quelli che vorrebbero essere interventi ordinatori, attraverso la semplificazione, diffondono il vero caos, caratterizzato dalla calma piatta delle condizioni indifferenziate e da un bassissimo grado di relazione con l’intorno.

La parte pesante della città attuale è data dalla quantità di materia in uso, dalla necessità di pompare enormi quantità di energia per renderla abitabile, dallo spreco e dalla continua produzione di rifiuti. L’edilizia contribuisce a questo spreco utilizzando materiali insostenibili (come il cemento armato o il PVC) ma anche intaccando il patrimonio comune di suolo fertile e di acqua potabile. Riusare vecchi siti è sicuramente un’occasione di trasformazione in senso sostenibile della realtà urbana. L’architettura leggera è il modo di costruire senza sprechi di materia e di energia, è un modo attento al ciclo di vita dei materiali per costruire edifici a energia zero.

Oggi un progetto per la città deve partire dall’intrepretazione della complessità ecosistemica, la complessità delle relazioni, delle molte dimensioni, dei mille piani che si intersecano nell’intreccio del mondo biologico con quello tecnologico.

Oggi è possibile sperimentare una città a zero energia, costruita da architettura leggera, per non pesare sull’ambiente e iniziare a ridurre l’impronta ecologica della nostra città.

mercoledì 11 luglio 2007

Le case hanno scarsa efficienza energetica

Per molto tempo i costruttori di case hanno pensato che un buon isolamento termico fosse una cosa inutile. Le case costruite fin'ora e molte di quelle ancora in costruzione hanno una scarsissima efficienza energetica. L'efficienza energetica non è altro che la percentuale di energia che effettivamente riusciamo a godere sottoforma di caldo o di fresco.
Per le automobili l'efficienza è indicata in litri per 100 km., cioè quanti litri brucio per compiere un tragitto di 100 km.
Per le case si indica l'energia, espressa in kW, per metro quadro per anno. Solitamente in questo valore rientra solamente l'energia spesa per riscaldare la casa in inverno. In verità si consuma energia anche per illuminare e soprattutto per raffreddare la casa in estate. Le spese di raffrescamento fanno aumentare i consumi di circa il 25%. Complessivamente una casa generica consuma tra 250 kW/mq anno e 300 kW/mq anno.
Una casa efficiente consuma 30 kW/mq anno (dico 30!) e non ha bisogno di impianto di condizionamento. Questi consumi sono raggiungibili solo se l'intera progettazione dell'edificio tiene conto degli aspetti energetici: orientamento, forma, dimensione e coolocazione delle finestre, materiali, tetto, verde; sono tutti elementi della progettazione architettonica che contribuiscono alla costruzione di case efficienti. La prima causa di architetture inefficienti è degli architetti che hanno dimenticato le regole base della progettazione cioè conoscenza dei luoghi, conoscenza del clima, conoscenza delle abitudini degli abitanti. A ruota, nelle responsabilità, seguono gli impresari, i costruttori, sempre pronti a tagliare voci di spesa.
E' evidente una resistenza da parte di chi orienta il mercato edilizio a non porre la questione energetica tra i parametri di scelta di una nuova casa. La spiegazione è semplice, c'è un "magazzino" di case nuove assolutamente inefficienti che va "svuotato" prima di aprire la strada a case efficienti.

giovedì 21 giugno 2007

Impennata dei consumi energetici

Con il caldo i consumi di energia elettrica crescono vertiginosamente a causa dell'uso massiccio dei condizionatori.
Le case soffrono più il caldo del freddo, infatti le scelte costruttive recenti hanno sottovalutato il problema del surriscaldamento estivo. Soffitti bassi, muri sottili, isolamenti leggeri (tipo polistirolo) finestre esposte al sole battente sono tutte cause del caldo in casa. Esempi eclatanti di surriscaldamento estivo sono i capannoni per uso uffici e negozi. Questi edifici sono solitamente costruiti con pannelli sottili in cemento armato, prefabbricati, alleggeriti con pannelli di polistirolo, queste strutture vengono attraversate velocemente dall'onda di calore.
Inoltre molti capannoni vicini, circondati da grandi piazzali asfaltati creano un'isola di calore in cui i condizionatori sono costretti ad un super lavoro. Molti condizionatori in un'area ristretta già calda contribuiscono ad aumentare ancora il caldo ambientale chiudendo un circolo vizioso di super consumi.
Le alternative ci sarebbero, nei prossimi giorni avrò modo di parlarne.

Comprare casa


La casa è uno dei settori in cui si consuma più energia, quindi ogni cittadino ha la possibilità diretta di intervenire per ridurre i consumi energetici e la conseguente produzione di CO2. Tuttavia per ridurre i consumi in casa si devono fare degli investimenti anche importanti. Le regole di buon uso degli elettrodomestici, la sostituzione delle lampadine e altri comportamenti aiutano a ridurre i consumi ma per frazioni minime.
Quello che fa consumare molto è la struttura della casa che dovrebbe trattenere più calore possibile in inverno e lasciare entrare, in estate meno caldo possibile. Fino ad oggi le case sono state costruite con livelli bassissimi di isolamento termico. E' una verità dolorosa ma chi sta ancora pagando il mutuo per una casa nuova per ridurre significativamente i propri consumi dovrebbe spendere alcune decine di migliaia di euro.
Le case oggi in vendita sono vecchie, per farle rientrare nei nuovi parametri energetici occorre spendere molti soldi, questo significa che chi compra casa oggi dal 2009, anno in cui sarà obbligatorio il certificato energetico della casa, vedrà il valore del proprio investimento diminuire sensibilmente. Questa situazione non è ancora stata registrata dal mercato, anzi chi ha case ad alto consumo di energia da vendere cerca di farlo il più rapidamente possibile, dando minori informazioni possibili sulle performances energetiche della casa.
Per aiutare chi deve scegliere una casa ho pubblicato un libro:

Guida all'acquisto della casa sostenibile, Il Sole 24 Ore, Milano, 2006

martedì 12 giugno 2007

Torviscosa - Friuli - Europa

Torviscosa è una città di fondazione, come Latina, ma più piccola e in Friuli. Fu costruita su bonifica per produrre l'autarchica Viscosa. E' un piccolo polo della chimica, una Marghera con tutta la vicenda di impatto e inquinamento che caratterizza la storia della chimica italiana. Oggi la chimica è in declino e sulle aree industriali dismesse si sta pensando e realizzando impianti alternativi: una centrale termoelettrica della Edison da 500 MW, un cementificio da 1.200.000 tonnellate anno della Grigolin e, poco distante un inceneritore della Siderurgica srl per bruciare fluff, scarti dell'interno delle auto, e produrre energia elettrica.
Voglio pensare che ciascun intervento sarà realizzato al meglio, secondo le norme più severe per garantire l'incolumità delle persone e dell'ambiente.
Il punto è un'altro, oggi, quando l'UE decide di tagliare ulteriormente le emissioni di gas serra (- 20% deciso a marzo 2007) in questa parte d'Europa si pensa di incrementare considerevolmente le emissioni di questi gas, continuando nella vecchia e logora logica della rivoluzione industriale di produrre energia bruciando quello che di più economico e più calorifico si ha sottomano. Il punto è che per ridurre le emissionidi gas serra si deve ridurre la quantità di materia bruciata. Bisogna dunque pensare a come produrre energia in modo nuovo.
La grande centrale che produce un grande quantitativo di energia in un punto localizzato si scontra con un problema di approvigionamento di combustibile, un problema di trasporto di energia (grandi elettrodotti), un problema di efficienza, l'energia elettrica si vende facilmente ma il calore (circa il 60% del prodotto) non si sa a chi darlo e lo sideve disperdere attraverso le torri di raffreddamento.
La novità, che non è così nuova ma che oggi sembra tale, è la microcogenerazione cioè la produzione locale di energia elettrica, calore e freddo per l'uso in loco, a livello di quartiere e zona industriale. Oggi si deve passare dalla megacentrale da cui si dipartono a raggiere gli elettrodotti alla rete, il grappolo, di microcentrali in rete, un internet dell'energia in cui la parte intelligente sta dove sta il consumatore finale.
Torviscosa dunque è un caso di politica energetica che pensa al passato, è frutto di arroganza e ignoranza, è la conseguenza logica di una politica che intende privatizzare i profitti e spostare sulle comunità locali il peso ambientale, il rischio, il degrado. Il governatore del Friuli Illy in materia energetica e industriale è innovatore quanto un cavernicolo con la clava che ha appena scoperto il fuoco e le delizie del brodo di rana.

venerdì 8 giugno 2007

Energia: intensità vs efficienza

Nonostante l’energia da fonte fossile diventi sempre più cara e i governi dichiarino di impegnarsi a ridurre le emissioni di CO2 equivalente, l’uso intensivo di questo tipo di energia ha continuato a crescere invece che diminuire.

Ancora oggi i grandi produttori di energia continuano a proporre e costruire centrali elettriche non molto diverse da quelle di 60 anni fa. Possiamo constatare una forte resistenza ad abbandonare il modello industrialista ad alta intensità energetica. Tutto il piano di grandi opere, dalla TAV ai rigassificatori, dalle discariche ai cementifici, risulta, concettualmente, vecchio di 60 anni.

Il sistema basato sull’intensità energetica per sopravvivere deve escludere qualsiasi forma che vada nel senso dell’efficienza.

E’ un sistema a senso unico, le comunità locali sono obbligate ad accettare la presenza inquinante e ingombrante delle centrali, le reti ad alta tensione trasportano l’energia a lunga distanza con fortissime perdite lungo il tragitto. Il sistema energetico intensivo toglie spazio vitale e non è più tollerato. L’energia così prodotta è sempre più cara e i cittadini la devono comprare a prezzo imposto.

Il petrolio e gli altri combustibili fossili hanno determinato i modi di costruire, i materiali da usare, le forme e i modi di organizzazione urbana.

La società industriale è stata fondata su un alto investimento energetico in tutti i campi, si produce, ci si sposta, si abita, consumando grandi quantitativi di energia. La periferia residenziale nasce in questa logica di consumo: consumo di energia, di risorse, di territorio.

Uscire dalle energie fossili significa allora ripensare radicalmente tutti questi aspetti, spostarsi dall’intensità all’efficienza e dalla concentrazione alla diffusione: ridurre il consumo di energia e produrre energia dove si consuma.